Specula
Specula.
A cura di Giuseppe Rago, Chiesa rupestre di Santa Maria in grotta, Sessa Aurunca.
26/05/2018 – 27/05/2018
Franco Nuti per la Chiesa di Santa Maria in grotta
Undici fiammelle si levano da altrettante sculture in argilla cruda, adagiate su piccoli piatti.
L’opera richiama momenti chiave del cristianesimo e, insieme, rievoca l’intimità del focolare domestico. Invita a riflettere sulla ricerca dell’identità personale e collettiva.
L’argilla, non cotta, crea un legame diretto con lo spazio che ospita l’opera. Instaurando una relazione fisica con l’architettura della chiesa, ne raccoglie la memoria materica.
Le pitture murali, sobrie ed essenziali, sembrano proseguire il motivo decorativo dei piatti. Nasce così una continuità visiva che rafforza il dialogo tra passato e presente.
Sei artisti per un progetto tra storia, spiritualità e comportamento. Di Giuseppe Rago
Specula allude certamente alla grotta, anzi al sistema di grotte, al meandro dedalico rappresentato dal sito Santa Maria in Grotta (Rongolise di Sessa Aurunca, provincia di Caserta); diventa però anche una sorta di labirinto fisico, ma pure mentale, di sperimentazione ed elaborazione concettuale: perciò specula è pure imperativo, esortazione alla liberazione dell’immaginazione e del pensiero.
In questa duplice accezione sta dunque il senso di un progetto, fondato sulla serie infinita di suggestioni evocate dallo straordinario contesto di questa perla nascosta del territorio aurunco.
Tali suggestioni saranno qui di seguito enucleate, ben consapevoli che il lavoro cui siamo chiamati su di esse aprirà spazi concettuali a ulteriori contaminazioni di pensiero, in una gemmazione idealmente infinita.
Prima traccia
Anzitutto lo specifico strutturale: le due aule religiose, connesse fisicamente in età più tarda, e gli attigui locali adibiti a ricovero e abitazione, sono scavati nel banco di roccia; sono dunque un calco in negativo, approdo finale di un processo di sottrazione di materiale roccioso; ma sono anche spazi nuovi, invasi architettonici in positivo, dunque nuove aggiunzioni.
Allo stesso modo l’involucro, cioè la linea di confine di questo spazio, ciò che lo perimetra (le “pareti” e il “soffitto”) è nuovo, perché creato dall’uomo, ma è al contempo materia geologica, da sempre esistita.
Su questa dialettica tra sottrazione e aggiunzione, tra positivo e negativo, tra cavamento e configurazione di nuovi invasi spaziali si giocherà gran parte di questa elaborazione collettiva che vedrà impegnati gli artisti Guido Airoldi, Giuseppe Ambrosio, Nicca Iovinella, Franco Nuti, Maurizio Taioli e Lello Torchia.
Seconda traccia
La seconda traccia è il gesto devozionale che configura, innerva di senso, trasforma e ha trasformato esso stesso quegli spazi.
La gestualità della devozione, la meccanica, secolare iterazione del gesto liturgico o devozionale anche simbolicamente scava, sia pure in maniera impercettibile all’occhio e scarsamente apprezzabile sulla misura corta della vita di un individuo: scava simbolicamente perché capace di convertire i cuori di pietra; un gesto lento e cadenzato nel tempo lungo e che modifica le cose che ci paiono immutabili.
Le reliquie di bronzo duro, o di pietra non sono forse lisciate dal bacio devoto dalla mano che le tocca nel secoli, nei millenni, e stempera le asperità, altera l’inalterabilità dell’icona (su tutte il piede del totemico San Pietro in Vaticano)? Ma in generale, quante volte anche noi ci troviamo di fronte a una maniglia lisciata dalle mani che l’hanno presa prima del nostro tempo?
Non è forse in quel momento che percepiamo quanto sia capace di condensare un oggetto o un luogo che rechi in sé i gesti che l’hanno avvinto, il tempo che l’ha percorso?
Terza traccia
La terza traccia si basa sulla scabra ieraticità delle pareti, delle superfici bozzute, irregolari e nude; ieraticità che la luce radente enfatizza, che la forza ancestrale delle pitture parietali “primitive” non stempera distraendo dalla concentrazione ma anzi esalta, sia nella forza primigenia degli episodi di grande qualità, sia in quella archetipica delle immagini devozionali, solo apparentemente più grossolane e popolari.
Uno scenario già compiuto, perfetto in sé perché costruito nei secoli e custodito dai secoli, già parte dell’opera e delle opere che, in installazione, andranno realizzandosi e collocandosi in quella sede.
Specula, il documentario di Giuseppe Anbrosio
Il film/documentario Specula, di Giuseppe Ambrosio, con le riprese e il montaggio di Fabrizio Carbone, vuole testimoniare l’evento curato da Giuseppe Rago tenutosi nella chiesa di Santa Maria in Grotta, a Rongolise di Sessa Aurunca, in provincia di Caserta, i giorni 26 e 27 maggio del 2018.
Il documentario è stato presentato in prima nazionale al MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli a ottobre 2019.
I protagonisti
Specula è la documentazione audio/visiva delle performances di Guido Airoldi, Giuseppe Ambrosio, Nicca Iovinella, Franco Nuti, Maurizio Taioli, Lello Torchia, Daniele Sepe, Angela Schiavone e dei Cantori dell’Arciconfraternita del SS. Crocifisso di Sessa Aurunca.
Alle due giornate di intensa partecipazione emotiva ha preso parte anche la fotografa Maristella Campolunghi, documentando l’evento con una ricca produzione di immagini.
Scheda tecnica
Produzione: Kylix.
Ideazione, regia e grafica: Giuseppe Ambrosio.
Riprese e montaggio: Fabrizio Carbone.
Musiche eseguite da: Daniele Sepe (Cromorno, Flauto rinascimentale e Sax), Alessandro D’Alessandro (Organetto), Antonello Iannotta (Percussioni).
Le musiche eseguite dal vivo da Daniele Sepe sono: Yerakina (tradizionale greco), Stella Splendens (Llibre Vermell de Monserrat).
Musiche aggiuntive: Manfredina, da Knonomakia (Ensamble Micrologus, Daniele Sepe, Und Rote Jazz Fraktion).
Anno: 2019.
Durata: 28 minuti.