Franco Nuti, Passaggio a Sud Ovest
Franco Nuti, Passaggio a Sud Ovest.
A cura di Barbara Tosi, Villa Comunale, Frosinone.
15/01/2010 – 04/02/2010
Le parole di Franco Nuti sull'opera Passaggio a Sud Ovest
Franco Nuti racconta la genesi dell’installazione che dà il titolo alla mostra: “Nasce dal viaggio tra due territori, coi loro colori, rumori e profumi che si sono impressi nella mia mente. Un disegno/abbozzo, creato spontaneamente dalla visione di un uomo che trasportava la sua merce su un carrello attraverso le dune sabbiose.”
Ciò che Franco Nuti ci dice costituisce, di per sé, l’esemplificazione di un processo creativo: la traduzione plastica del passaggio dal pensiero al gesto, che diventa un tutt’uno con l’opera.
Passaggio a Sud Ovest. Di Barbara Tosi
Passaggio a Sud Ovest nasce da un’esperienza, da un viaggio, che ha determinato una suggestione, ha suscitato un ricordo, si è installata nella memoria di Franco Nuti, investendo tutti i sensi: dalla vista al tatto, dall’olfatto all’udito fino al gusto.
Ultimo, ma non per questo meno rilevante si rivela il senso dell’appartenenza e del possesso di un luogo, carico di tutti quei sensi sollecitati e ricordati.
Gli artisti, rispetto a tutti coloro, che possono avere ottenuto analoghe risposte alle esperienze avute, possiedono il privilegio di poter comunicare agli altri il distillato di tutto questo processo attraverso le loro opere.
A volte, non è necessario raccontarle, in una cronaca da diario, che non avrebbe la stessa efficacia, ma piuttosto il solo creare un’istallazione, senza tempo e luogo o riferimenti esatti, è sufficiente per restituire di quell’esperienza il fascino del ricordo.
Su di un orizzonte ampio ed esteso appaiono tracce sensibili di un paesaggio, nel quale mare, sabbia, roccia, cielo, sono gli elementi, ma anche i protagonisti, dei quali, ognuno riveste un ruolo di uguale importanza e peso, come se quel posto fosse il primo luogo apparso al primo uomo del mondo.
L’installazione si pone come una rivelazione, una scoperta, carica di tutta la forza dirompente di uno scenario naturale che obbliga lo sguardo alla rotazione di 360°.
Il rappresentare tutto questo non può avvenire attraverso una scala di riproduzione, in quanto sarebbe riduttivo.
Si può realizzare il modellino di qualcosa di concreto: un edificio, una montagna etc… ma come miniaturizzare un sentimento, una sensazione?
Il meccanismo, o meglio la magia di un opera risiede proprio in questa prodigiosa alchimia, che consiste nella consegna delle emozioni di un singolo individuo, con tutte le sue prerogative personali, circoscritte ed uniche, ad in pubblico di innumerevoli singoli individui, che leggono in quell’opera il proprio sentire e si riconoscono nell’emozione, che non è più di un singolo individuo, ma di tutti coloro che vi si riconoscono nei loro modi personali e circoscritti.
Al contrario di ogni possibile miniaturizzazione, il processo è diametralmente opposto, quello scenario è divenuto immenso, non più misurabile, ma ognuno che lo vedrà ne darà misura in una somma, in un accumulo che avrà fine solo con la fine dell’opera, nel momento in cui sparirà anche la sua stessa memoria.
Passaggio a Sud Ovest è un titolo, un’istallazione, ma anche un avvenimento, che non si sa più dove e quando collocare, poiché il farlo non ricopre importanza, se non per una cronaca, della quale chi vi accede non ne vuole sapere per non perdere quella concentrazione di sensi, una volta divenuti personali e privati.
L’arte occidentale è caratterizzata dal rapporto di mimesi, che intercorre tra arte-natura e tutta la storiografia inerente ai miti dell’origine e nascita dell’arte stessa sono costellati di fascinosi aneddoti che dalla Grecia antica fino a
Roma narrano storie esemplari.
“Siamo dunque nello studio di Zeusi: il pittore sta mostrando a Parrasio un quadro appena terminato che ha per soggetto un grappolo d’uva, ed ecco che subito alcuni passeri volano intorno alla tela e, tratti in inganno, dalla
perfetta rassomiglianza della riproduzione, cercano di beccare gli acini.
A questo punto, Parrasio invita Zeusi ad accompagnarlo nella propria bottega, per mostrargli i prodigi della propria arte. I due giungono alla bottega e qui Zeusi prega il collega di scostare la tenda che copre il quadro.
Ma naturalmente la tenda è soltanto dipinta, e Zeusi non può che riconoscere la superiorità di Parrasio: “Io ho ingannato dei passeri, ma tu hai ingannato me”1.
L’arte è un inganno, quindi, ma che non riveste un indole malvagia; è l’inganno del reale, che aiuta a meglio comprendere la realtà; che conduce all’essenza delle cose, spogliandole di ogni distrazione; l’arte è un esigenza
dell’uomo, un urgenza nel cuore di chi la fa; una necessità nel cuore di chi la guarda, per alimentare il proprio spirito.
Il ciclo di opere esposte comprende un nutrito numero di disegni di animali, una sorta di bestiario, che si contraddistingue per la condizione di ciascuno di essi, colto in azioni o situazioni.
Questi singoli disegni colorati sono caratterizzati da due componenti fondamentali: lo spazio ed il simbolo.
Lo spazio all’interno del quale sono collocati è il foglio bianco su cui sono nate, il plexiglas di protezione con le sbarre dipinte colloca e definisce meglio le figure, fortemente pittoriche e colorate, come nel caso del puma, protetto, o forse è che noi siamo protetti dal suo balzo?
L’otaria si inerpica, in modo improbabile, su una duna di sabbia dipinta sul supporto di plexiglas . Il gallo cedrone svolazza su di un letto di vera paglia.
L’aspirazione del cormorano è un’ascesa tra cirro e nembo, si protende e va su, verso il cielo più alto.
Il pirana tenta di uscire dal foglio.
Un passerotto ha conquistato con il becco un vero pennello da pittore, quasi fosse a conoscenza della leggenda di Zeusi e Parrasio.
Un gatto, una lucertola, un pesce, un cane etc… tutti sono definiti nello spazio da elementi estranei al disegno sullo stesso supporto che li protegge.
I disegni sono spesso ironici, giocosi, rappresentano sempre qualcosa di diverso da ciò che mostrano, una sorta di rappresentazione simbolica costruita per riferirsi ad altro.
Più che mimare la realtà o raffigurarla, sembrano alludere a situazioni esistenziali. In quelle stesse, nelle quali accade di precipitare, senza una vera consapevolezza, quasi come se fosse un accidente, ma dalle quali basta poco per tirarsi fuori, lo stesso accidente spazio-temporale offre una soluzione.
Questa non appare sul supporto, che accoglie il disegno, ma poco distante, nella definizione di uno spazio, che allarga fisicamente l’orizzonte e, di conseguenza, lo sguardo ma anche lo spazio e la fusione dello stesso supporto.
Spazio e simbolo si alternano e si intrecciano per caricarsi di sensi e significati in disegni che appaiono più semplici di ciò che contengono.
I contenuti e le forme si distendono dentro le linee per espandersi sulle superfici.
I significati ed i simboli offrono differenti aspetti, che danno adito a diverse interpretazioni, a letture molteplici, almeno tante quanti sono gli sguardi che vi posano.
Un caleidoscopio di immagini si manifesta ad ogni giro del cilindro, i risultati si moltiplicano numerosi e danno vita ad uno sfavillio di colori.
Le immagini si accavallano, in parte si coprono ed in parte si svelano mentre si frammentano ed, in questo modo, realizzano un’unica immagine, come un grande arazzo, che diviene il contenitore di tutte le forme.
1 – E. Kris, O. Kurz, “La leggenda dell’artista”, Torino, Boringhieri, 1981, p.61.
Frammenti di viaggi ed emozioni. Di Loredana Rea
Il viaggio non soltanto allarga la mente: le dà forma.
Bruce Chatwin
Il percorso di ricerca che Franco Nuti ha sviluppato in questi ultimi anni sembra oscillare tra due poli opposti eppure complementari: il desiderio di indagare con gli strumenti offerti dall’arte la natura degli accadimenti quotidiani e la necessità di mostrarla, sia pure con la tenace pudicizia di chi sa che potrebbe violare un segreto.
Muovendosi con estremo rigore nell’ampio spazio tracciato dalle due differenti proposizioni l’artista romano ha costruito un linguaggio che partendo dalla pittura è approdato con sorprendente spontaneità all’installazione. Dando corpo al bisogno di un naturale sconfinamento, di una ricercata contaminazione, nati non solo dalla volontà di usci re da canoni espressivi e tecnici tradizionali per raggiungere una maggiore libertà di azione, ma anche dall’intenzione di sperimentare materiali differenti per focalizzare l’attenzione su dettagli che altrimenti sfuggirebbero, ha delineando i confini di un territorio ampio in cui l’originario interesse per la pittura ha trovato nuove declinazioni.
A poco a poco, infatti, un’inaspettata grazia cromatica ha alleggerito il corpo stesso della pittura, spingendola inevitabilmente verso altre strade, in cui centrale è il rapporto mai conflittuale con linguaggi dissimili, per costruire un racconto organico, sia pure per frammenti, in cui emergono con forza i ricordi degli odori, dei rumori, delle luci e delle ombre, di tutto quanto costituisce la struttura portante del quotidiano farsi delle cose.
Dal dialettico e costruttivo confronto tra pittura e materiali eterogenei, sebbene sempre trasparenti (plexiglas, plastica, camere d’aria, tubi di gomma), nascono le opere recenti a dare vita ad un’atmosfera sospesa, in cui quotidianità, memoria, poesia e ironia si incontrano per innescare un inaspettato dialogo tra presenze e assenze, tra attese e partenze, tra persistenze e fugacità, esplorare i limiti, le zone marginali e leggervi le tracce di un’umanità che si rivela a poco a poco, in uno spazio e in un tempo indefiniti.
Passaggio a sud ovest, il titolo scelto per questa esposi zione, partendo dalla complessa installazione omonima, materializza un percorso articolato intorno a diversi nuclei propulsivi, tra loro strettamente connessi, che l’artista ha progettato e poi allestito con la raffinata accuratezza che da sempre lo contraddistingue, fondendo con una levità che sorprende spunti difformi, a suggerire non solo il flusso ininterrotto delle emozioni che sostanzino la quotidianità, quanto piuttosto la necessità di attraversarle, immergendosi in esse, per poi custodirne inalterata la fragranza.
Quello proposto da Nuti è un viaggio, che – parafrasando Proust – “non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi“.
Infatti, il girovagare tra due regioni tanto diverse per morfologia, tradizioni e culture quali la Calabria e la Sicilia è diventato il motivo conduttore che ha permesso l’esemplare traduzione compositiva di un’esperienza geografica e allo stesso tempo interiore, in cui visione ed emozione si ritrovano l’una nell’altra per dare forma alla realtà.
L’allestimento svolge un ruolo importante, tanto che l’intero spazio espositivo, anche quello vuoto, è parte integrante delle opere, siano esse i fogli dipinti, le sculture o, infine, le due grandi installazioni, impaginate tutte con l’obiettivo di creare un percorso espositivo, in cui i continui rimandi tra le une e le altre possano creare metaforici rispecchiamenti e studiati slittamenti di senso, sottolineando con sottile ironia e una punta di malcelata amarezza l’inquietudine di questo nostro tempo.
I singoli lavori – effigi di un personale bestiario che occhieggiano dalle scatole di plexiglas, ampie porzioni di paesaggi sublimati nella liquidità del colore che si srotolano lentamente sotto i nostri occhi, materializzazioni di emozioni vissute e messe in scena con una raffinatezza che tradisce la solidità della progettazione – debbono, quindi, essere intesi come emblematici segni di una composizione più ampia, per trasmettere uno stato di toccante temporaneità e restituirci la flagranza di una memoria che va conservata e contemporaneamente esposta.