La tentazione di esistere. Artisti in parlatorio

La tentazione di esistere. Artisti in parlatorio.

Complesso monumentale del San Michele, Roma. 
08/05/2003 – 17/05/2003 

L'opera di Franco Nuti per la mostra La tentazione di esistere

L’artista è testimone del proprio tempo. L’animus dell’arte e la sua essenza, che la si interpreti in chiave crociana o materialistica, conservano sempre un tratto fondamentale: la necessità di esistere attraverso l’interpretazione della realtà.
È partendo da questo principio che Franco Nuti presenta in mostra una serie di carte disegnate a matita, racchiuse in colonne pneumatiche trasparenti gonfiate ad aria compressa. I frammenti di carta su cui l’artista imprime la sua poetica diventano porzioni di realtà sospesa, solo parzialmente svelata. La loro ricomposizione genera un dialogo tra memoria e percezione, offrendo una prospettiva capace di trattenere e trasformare il passato. 

Nuti riflette sulle difficoltà dell’uomo moderno nell’interpretare la realtà nella sua interezza. I corpi disegnati, immersi nell’aria, diventano metafora di un’esistenza frammentata e in continua ricerca di senso, sottolineando la complessità del nostro rapporto con il mondo.

La discussione muove intorno ad un problema: l’arte ed il mercato; un problema antico che si è delineato nel mondo greco attraverso la contrapposizione tra l’eroe ed il mercante.
Non si tratta più di una questione di poca rilevanza l’avvento del mercato, ma di una sconfitta della creatività, della naturalezza, della effettuale conoscenza dei fenomeni, conoscenza come vissuto, come sopravvivenza. Nei secoli successivi, e precisamente nell’umanesimo e nel rinascimento, si è creata una dipendenza tra l’artista ed il signore. L’artista spesso si è trovato ad affrontare situazioni lesive per la sua personalità.
Alcune volte gli artisti si sono trovati ad essere funzionali al discorso del mercato, alienando completamente l’animus dell’artista e lo spirito dell’arte che, da qualsivoglia parte lo si definisca, o dalla parte crociana o da quella materialistica, esso ha pur sempre un aspetto fondamentale del suo esistere nell’interpretazione della realtà.
Il mercato per sua natura non è interessato a problemi etici, ma gli artisti devono pur vivere con dignità, con tutti i diritti e tutti i doveri dei liberi professionisti, sia sul piano economico che quello deontologico.
Sicuramente è giusto investire il parlamento su questa questione, per poter determinare una legge che delinei e garantisca la vita professionale dell’artista, determinandovi incontri, fermenti culturali, ricreando anche “botteghe” dove poter dare vita alla fucina dello sviluppo della dimensione dell’arte, sia in senso sincronico che quello diacronico.