Franco Nuti, Fagotti
A partire dal 1993, Franco Nuti sviluppa un nuovo linguaggio segnato dalla cesura delle colate di acrilico rosso delle opere precedenti. “Contenuto e forma sono un’identità inscindibile”, afferma Nuti, “ciò che penso deve corrispondere a ciò che esprimo e dico”.
Elimina pennelli e colori, adottando un approccio più meditato in cui la scelta dei materiali è parte del significato dell’opera. Comincia a lavorare direttamente con teli di lino, dentro i quali, utilizzando ago e spago, racchiude oggetti della quotidianità.
Così prendono forma i “Fagotti”, involucri che conservano tracce del reale e assumono forme mutevoli, adattandosi allo spazio. È un processo che richiama una manipolazione plastica, in cui la manualità di Nuti interviene su una materia atipica, dando vita a opere cariche di memoria e allusioni.