1861-2011 Progetto Italia

1861-2011 Progetto Italia.

Museo Centro studi sulla pittura di paesaggio europeo del Lazio, Olevano Romano.
17/09/2011 – 30/10/2011

Le opere di Franco Nuti. Di Barbara Tosi

Monumento Italia Unita è il titolo dell’installazione di Franco Nuti. Composta di materiali diversi ed ete­rogenei, dal significato simbolico; l’opera si presenta eretta su di un’asta posta al centro di un cerchio di pigmento: terra di Marte, rosso scuro simile a sangue ossidato. 

In assoluto contrasto con il titolo, l’opera si presenta come un vero antimonumento.
Alla parola monumento, infatti, si attribuiscono significati di celebrazione, di commemorazione, di memoria.
Il Dizionario Gabrielli sul significato della parola monumento recita così: “Opera di scultura o di archi­tettura posta in luogo pubblico in memoria di una persona o di un avvenimento importante”.
L’aspetto celebrativo, inoltre, prevede la messa in luce dei lati migliori e positivi della persona o dell’evento, ma in ogni caso, la testimonianza, nella sua composizione, contiene documenti e memorie che l’hanno resa tale e soprattutto degna di essere ricordata. 

Quel pigmento: rosso di Marte sembra mettere in primo piano le vite costate al raggiungimento di quel­ la faticosa e guadagnata Unità, sia per il rosso scuro già ricordato, sia per il dio della guerra: Marte.
Al culmine dell’asta è posta una ruota di bicicletta mobile, sovrastata da un cumulo disordinato di sac­chi di lino finissimo cuciti e riempiti di rifiuti.
Dai raggi della ruota pendono: un bianco abito femminile estivo insieme a degli zoccoli rossi dal tacco alto, una maglietta maschile a righe, dei sandali maschili estivi ed un paio di occhiali da sole. Questi oggetti, tesi dalla forza di gravità si muovono ad ogni minima oscillazione della ruota.

Una improbabile giostra, che evoca presenze anonime, definite solo nel sesso, oscillano ad ogni spo­stamento d’aria e dal peso dei rifiuti acquistano stabilità.
Il movimento della ruota, quindi, non conferisce alcuna dinamicità all’insieme, ma solo il moto ripetiti­vo della giostra. In conclusione, quest’opera appare molto amara laddove da quel rosso di Marte sorge un’asta metallica, non vitale, ma perno di uno scarno carosello. 

L’antimonumento è in atto.
Non si celebra nulla, si ricorda, evocandolo, quell’antico sacrificio, che, in nome dell’ideale, ha mietu­to vite di ogni età, sesso e ceto.
Quella giostra non ricorda, ma richiama l’unico movimento possibile: il passare del tempo, ineluttabi­le, impietoso e privo di rispetto per il passato. Qualora il girare della ruota fosse continuo e sempre più veloce i sacchi di lino con il loro ingiudicabile contenuto sarebbero lanciati casualmente nell’aria dalla forza centrifuga e la giostra degli indumenti stordirebbe la vista, mentre il rosso di Marte resterebbe immobile ed invariato.
L’antimonumento è compiuto.

Nell’indeterminatezza del tutto, ci riappare la speranza di pensare, impercettibili come siamo abbiamo possibilità se riportiamo lo sguardo del pensiero alle questioni semantiche; non intendo muovere in questa riflessione l’equivoco del mito del buon selvaggio, mi perito di ancorare qualche parola a quelle società che Leopardi chiamava “larghe”.

Il bisogno e la necessità sono le basi su cui si è mossa la civiltà, una civiltà che ha come protagonista l’uomo e la tragedia. L’amore e la morte non si respingono ma sono i termini  dialettici di una possibilità non solo della conoscenza ma anche della determinazione del bello.
Il bello in senso complessivo  si sviluppa attraverso gli attriti, gli scontri; sorge nell’essere umano che guarda alto, che non teme profondità e spazi.
Franco Nuti, con le dovute differenze, cerca attraverso la sua opera di delineare problematiche con tensioni autentiche.
Il lavoro in questione ribalta l’idea del pensiero classico e cioè le determinazioni sono il motore che sospinge verso l’alto, e che tenta e lambisce il pensiero compiuto.
Nella giostra della vita la necessità del proprio sé diviene il nucleo da cui deduce sensazioni, percezioni, idee.
La composizione nelle linee essenziali tratteggia un essere uomo senza identità, abbarbicato al giro della ruota, al suo inesorabile ripetersi, da cui prende forma un’indeterminata nuvola, che sembra essere la sorgente della saggezza. 
Un meccanismo micidiale, che non lascia spazio ad una nuova ragionevolezza, ad una nuova possibilità dell’abbraccio a ciò che altro da sé.